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Alek Sander

Alek Sander
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venerdì 12 agosto 2011

Argo's time


Argos






Quando poi lui solcato lo stretto
tratto di mare azzurro che separa
Itaca petrosa dalla terra
di Ellene
io scorgessi ritratto sulla bianca
tunica della sabbiosa sua laguna natia
forse non reclinerei commosso il capo




e pensando ai suoi lunghi annosi giorni
passati nella mia vita
non tornerebbe quotidiana nei miei occhi nera
un’immagine sua tenace
e dell’avana andatura dondolante e dei
suoi bianchi denti immacolati eburnei e intatti



speranza per sempre mia vivente
che nel cuore e nella mente abita adesso
alato compagno attento
leggero e silenzioso
della sua pastorale
forte squillante voce memore
adesso?





aggiornamento


quando a scuola mi incaricavano
di fare un corso di formazione o aggiornamento
o di accompagnare una gita scolastica
salivamo in macchina
e si partiva per Siena

tu dovevi aspettarmi
per qualche giorno
in una pensione

convincerti a viaggiare in macchina era facile
un po’ meno a non agitarti troppo
così forte ed energico

abbaiavi ad ogni passante
così mettevo una cassetta
e cantavo sulla musica

per farti entrare nella tua stanza
era un bel lavoro
infine ti lasciavo la tua branda
una coperta e una mia maglietta

così sapevi
che non t’avevo abbandonato

i giorni senza di te
non passavano mai
ed erano così strani
e irreali
come se tutto il mondo
passasse dentro di te
nei tuoi occhi si riflettesse il cielo
e nel tuo cuore risuonasse il mare



badabam

dopo tanti mesi di buio e di nebbia
passati fra polvere e pagine di carta incredibile
dentro scaffali di assurdità e di miopia
proprio nel ventre della ignorante cecità
venne sontuosa una incantevole
lunga primavera di passeggiate e di lettere
di lunghi percorsi all’alba
dentro le strade antiche d’una città nemica
che si rivelava compagna e complice

partivamo da casa e si arrivava alla vasca
fra fischi continui di rondoni
mentre in alto le foglie fresche degli alberi sussurravano
e si passavano vie deserte
fino a Leopoldo
alto sul piedistallo
con un piccione in testa


prendevo il caffè
nel bar preferito
e sebbene tu fossi nero
lasciavi solo a me questo piacere
forse non volevi che scurissero
anche le tue belle zampe avana


poi partimmo per il mare
e fu un mese di favola
eravamo tornati ai tempi antichi
e un nume ci assisteva

voglio che tu sia sempre con me
come la passata estate
come la futura estate




batuffolo












eri un grosso batuffolo peloso e morbido
quando ti portai a casa
seduto accanto a me
grande come un gatto
eri già a tuo agio
e sembravi il pilota

io ti portavo a casa
e ti guardavo
ogni tanto
bastava poco
per capire
che ti avrei fatto
da secondo
















biblioteca


quando ci siamo conosciuti
facevo il preside
poi sono tornato a insegnare
infine sono passato in biblioteca
e a conti fatti avevo più tempo
per le nostre conversazioni
e le nostre passeggiate

sembrava che tu
non dessi molta importanza
al lavoro che facevo
e quando tornavo a casa
mi accoglievi
ogni giorno allo stesso modo

poi se ti accorgevi
che avevo con me qualcosa di buono
non mi davi tregua
e così divisa la schiaccia
quella saporita con le cipolle
facevamo a metà

tu naturalmente eri il primo
a finire la tua parte
e ne volevi ancora

cominciava così un lungo pomeriggio
di studio e di bicicletta
fino alla sera e oltre
e la notte mi dormivi accanto
vegliando su di me
tuo gregge
mio pastore
mio amico
mia amicizia vivente

Camillo


ti ricordi? sei stato proprio tu Camillo
a convertirmi all’amore per voi cani
tanto più eloquenti
e umani degli umani

soffice bianco marroncino e nero
abbaiavi alle ombre
ed eri fiero
e così felice di uscire all’aria aperta

“sssenti …”
ti diceva Beatrice
e tu capivi dalla esse
che dovevi varcare quella porta arcana
e scura

e la vita non ti faceva mai paura
dolce Camillo
e adesso sei lì fuori
e aspetti di vedere noi che usciamo
e ci accompagni
e non abbai più

sorridi
e aspetti che anche noi varchiamo a turno
le grandi porte
arcane
per tornare insieme
a dire
“sssenti …”

e provare invano a ritornare dentro
il corridoio scuro che conduce
in questa stanza buia
e senza luce

Fossombroni




dalla vetrata del corridoio
che fiancheggia la biblioteca
guardo verso le case di fronte
una verde l’altra marroncino
ed è come se ti vedessi
mentre mi aspetti

adesso sei come non sei mai stato
silenzioso e paziente

non hai mai sopportato le cure del dottore
né che alcuno ti toccasse
eri geloso della tua persona

soltanto da me ti facevi avvicinare


aspetti
me
lo so

e rivedi dentro il tuo grande cuore
il mare
e le coste d’argento
i fili d’erba e i gabbiani
alti nel cielo sempre più luminoso

stella
lucente
perché non ci prendi
insieme?



giovanotto

crescevi così in fretta
e divoravi tutto
ti facevi sentire
e presto tutto il vicinato
conobbe la tua voce

ero preoccupato
mi dispiaceva disturbare
e quello che mi scandalizzava
era il tuo coraggio:
ti esprimevi senza riserve

comprai persino un aggeggio
che avrebbe dovuto impedirti di parlare
era come un collare
con un barattolino

quando abbaiavi forte
scattava una scintilla
che ti fermava

ma questa cosa mi piaceva poco
così ti accolsi in casa
dal giardino dove dimoravi
e la tua bella cuccia verde
di legno e di metallo
col tuo nome sulla porta
restò disabitata

dentro non avevi molte
ragioni di gridare
e te ne stavi sul divano giallo
guardavi la finestra
e il cielo
tutto azzurro d’estate
un po’ grigio d’inverno

La nostra biblioteca

Sei sempre stato amante dei miei libri
e delle buone letture
o faticose che facevo
quando insieme abitavamo
nella casa del mare
parva sed apta nobis

sedevo per interi pomeriggi
e tu mi facevi compagnia
sdraiandoti nella piccola branda
sotto lo scrittoio
come un precettore paziente
mi vegliavi fino alle ore della notte
e qualche volta
uscivamo in quelle ore buie
a contare le stelle
lontane
fredde
e belle

mi manchi
Argo
e dal vetro del grande corridoio
accanto alla nostra biblioteca
guardo la luce fioca
della tua ultima casa
ed è come se il tuo grande Spirito
fosse sempre con me
e la tua forza
sostenesse il collare amaranto
che ti ho comprato l’estate passata
e che metto al mio collo ogni tanto

perché sarò il tuo cane umile e fedele
Argo
e tu sarai per sempre il mio pastore


portami tu lontano
tirami forte ancora con la tua grande mano
sostienimi bene sopra le tue braccia
come facevo io con te
quando eri piccolissimo
e ti portavo in collo
nel paese del mare
dove per tanti anni
hanno sorriso ai nostri sogni




dormi adesso
mio caro pastore
e assai veloci
passeranno le ore
come un tempo sorvegli
che io lavori
che io legga e che scriva
aspettando che venga
il giorno
che lasciati i miei libri io ti ritrovi



sorveglia questa grande stanza colma di volumi
amico mio di sempre
mentre io leggo vedo ancora la tua culla

se tu sei qui con me
non mancherò di nulla

***






Lontano

lontano nel sogno e nella notte
tu sei vicino a me
e la mia mano
cerca ancora l’anello
del tuo collare

ancora
mi sfuggi
dispettoso
e giri la testa

sei la mia guida e il mio pastore
nella vita che mi resta
nel cuore sei sempre presente
e nella mia mente
tu sei il mio Signore

fra poco
con astuzie e perfidi raggiri
chi
potrà più riuscire a scacciarci?

Quando saremo neri
nella notte nera
professori impauriti dalla verità
alunni raggirati dagli ipocriti
genitori machiavellici
vicini e bibliotecari succubi della noia
che un tempo ci hanno odiato
non riusciranno a trovarci
e correremo insieme senza guinzagli
ma solo col nostro collare
d’argento e amaranto



Argo Argone
Argottone
belle zampone
belle orecchione
bello cotone


maris animalia multa


con un bel gruppo di ragazzi
e qualche insegnante
siamo partiti per Genova
di mattina presto

alla stazione c’era un signore
con un cane nero e le zampe avana
che rassomigliava a te
Argone
tu non hai detto nulla
mi hai sorriso

a Genova il tempo era stupendo
un sole mai visto dopo tanti giorni di pioggia
in maremma
tanto che persino le tortore
saranno state contente
e le rondini veloci


siamo entrati nell’acquario
e all’improvviso
in un tunnel dal pavimento felpato
abbiamo visto le meraviglie
del mare
foche otarie delfini e squali
ci passavano accanto
quasi senza neppure vederci

a sera c’era ancora l’uomo col cane nero
e gli ho dato una banconota per il suo amico


il giorno dopo gli ho portato
biscotti e scatole di cibo
“grazie da parte di Argo” … mi ha detto
e io
“grazie a Argo da Argo, Signore …”



scuola



fin da quando eri piccolo
ti avevo abituato a frequentarla
di tanto in tanto
con molto rispetto per i miei Alunni
e tutti ti volevano bene
finito l’addestramento
sapevi darmi retta e sederti
sdraiarti e venirmi incontro

era maggio con un tempo splendido
e passeggiasti con me e la classe
fuori del Liceo


in macchina avevi tutto lo spazio posteriore per te
come un Ministro
il Ministro dell’Amicizia
e della Concordia
Adesso spesso mi volto a guardarti
e ti vedo ancora attento al paesaggio
ma non ti sento più
la tua voce non la ritrovo
ma è come se fossi sempre con me
posso portarti ovunque
parlare con te senza voce
e tenerti in ogni luogo
senza che nessuno ti possa impedire
di essere presente
mia amicizia vivente

‘Argo, che fai?’
ti chiedevo
e Tu mi guardavi
e ti avvicinavi
con il tuo passo possente e dondolante
come una speranza
così ti vedo ora e ti vedrò per sempre


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